Sono passati pochissimi giorni dalla notizia dell’accumulo di debiti della SIAE per oltre un miliardo di euro (di cui, ricordiamolo, circa 780 milioni nei confronti di quegli stessi associati che dovrebbe tutelare) ed ecco scoppiare il bubbone, quello vero: il monopolio della SIAE sui diritti d’autore potrebbe vivere i suoi ultimi giorni. Governo italiano e Unione Europea, infatti, sono favorevoli all’approvazione di norme per la liberalizzazione del mercato dei diritti d’autore: mentre in Italia è in cantiere il nuovo decreto liberalizzazioni che porrebbe fine all’obbrobriosa gestione esclusiva, l’Unione Europea ha presentato una proposta di direttiva volta a “garantire più efficienza e trasparenza nel mercato comune dei diritti d’autore”, mossa anche dall’apparente incapacità delle collecting society (società di gestione dei diritti, appunto) di amministrare in modo adeguato il nuovo panorama della musica online.
Insomma, ciò che molti di noi hanno atteso per anni sembrerebbe essere sul punto di realizzarsi: un regime di concorrenza perfetta che strappi alla SIAE il monopolio finora garantitole dalla legge e in cui ognuno possa scegliere liberamente l’agenzia (anche di un altro paese europeo) a cui affidare la tutela delle proprie opere. L’urgenza dell’attuazione di queste misure, lo sappiamo, è elevata, ma pensate che disastro se ne attuassero una (la direttiva per il mercato unico europeo dei diritti d’autore) e non l’altra (l’abolizione del monopolio SIAE in Italia): per noi non esisterebbe più mercato nazionale di gestione dei diritti, perché la SIAE da sola non potrebbe competere con le collecting society degli altri paesi, che se lo spartirebbero in quattro e quattr’otto. E nonostante questa soluzione possa porre fine a un’autentica dittatura oligarchica, rimane il grande dubbio del “dopo”. La SIAE ci ha abituati a una tale mala gestione e a degli azzardi così inspiegabili (basti pensare anche solo a operazioni come l'investimento in titoli Lehman Brothers per 40 milioni di euro quasi interamente bruciati o la costituzione dei Fondi Aida e Norma con costi elevati ed entrate ben più che incerte) che un qualsiasi cambiamento pare equivalere a un miglioramento, ma cosa comporterebbe la liberalizzazione in concreto? Con le informazioni di cui disponiamo ad oggi è difficile avanzare ipotesi concrete, ma nell’attesa che vengano chiariti il significato, le modalità e i tempi di attuazione del decreto, sarebbe importante che coloro i quali per anni hanno versato cospicue somme alla SIAE (sono sicura che tra voi ce ne sono molti, come me) riflettessero sulla questione, ricordando che tra i settori gravati dal monopolio SIAE c’è anche quello della musica live.
Chissà cosa direbbero Verga, Carducci e Verdi, i primi soci SIAE, di questo triste epilogo? |